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Sdruzzinā: la mia prima volta con la stradale
Di Marco Tenuti (del 22/08/2011 @ 11:47:19, in MTB, linkato 3007 volte)

Quella di fare la salita Sdruzzinà-Passo Fittanze è un'idea malsana che per fortuna non è così insistente nelle nostre menti di ciclisti improvvisati quali siamo, però ogni tanto questo desiderio masochistico riemerge ed echeggia a noi veronesi salite difficili come la Peri-Fosse, la Sdruzzinà e Punta Veleno. E' così che io e Simone Pasetto già giovedì ci siamo accordati per andare a farla con le nostre superleggere, io con la mia performante Addict, lui con la sua nuovissima Specialized da sbavo, sia come estetica che come allestimento.

All'appuntamento di sabato mattina alle 7.45 al ritrovo della Pasticceria Rossini a Quinto con mia sorpresa ci sono non solo il Pasetto, ma anche il Bontempo ed uno dei fratelli Andreis, Marco per la precisione. Lungo la risalita aspettiamo per qualche minuto l'Orlando a Grezzana, mentre il Pisani all'altezza di Bellori si aggiunge con la sua Superfly da 29. Davanti a noi, a mia insaputa, anche il Giorgio Bellamoli con la Felt 29 che era partito su per il Vaio della Marciora con qualche minuto di vantaggio su di noi, temendo di perdere le nostre ruote da bici da strada, invece Giorgio si troverà assolutamente a suo agio fino alla fine con le sue ruotone ed una sua preparazione atletica assolutamente invidiabile.

La nostra velocità di risalita fino a Barozze è assolutamente tranquilla e alla portata di tutti, tanto che procediamo compatti tra una ciacola e l'altra, ben consapevoli di quello che ci aspetterà più avanti nel corso della giornata.

Arrivati a Fosse non siamo gli unici a scendere in Valdadige per l'impresa stagionale: tantissimi sono i ciclisti che risalgono la famosa Peri-Fosse, ma noi ci imbattiamo proprio in alcuni del GS Raldon e di Lamacart che, come noi, si stanno dirigendo verso la frazione di Sdruzzinà. Ed è proprio uno di loro a fare il ritmo in Valdadige: in situazione di fastidioso controvento, ma dotato di padellona Rotor un loro "piccolino" si mette a martellare come un ossesso, tanto che all'arrivo a Sdruzzinà la svolta a destra è talmente brusca, che ci mettiamo una manciata di secondi a convincere i nostri a scendere dal treno e a fare la pausa brioche.

Così, mandati a quel paese gli amici battibistecche Lamacart, proseguiamo per altri due chilometri fino al paesotto di Ala, dove facciamo fatica a trovare un baretto aperto, ma in pieno centro finalmente troviamo caffé, cappuccino e brioches per tutti, oltre alla fontana pubblica dove rabboccare le borracce.

Il tempo di godere della pausa e della brezza in direzione sud verso Sdruzzinà è sempre troppo poco. Prendiamo la salita con un ritmo sobrio, ma il primo strappetto al 15% prima del primo tornante è subito cattivo, tanto che ci sfilacciamo subito e assaggiamo subito i battiti cardiaci di una vera salita.

Arrivati però al primo tornante panoramico, ci accorgiamo che il dislivello guadagnato è già importante, però è il caso che tutti si fermino per la foto di rito. Da lì in poi ognuno salirà col proprio ritmo, con l'Andreis davanti assieme al Pianista Bontempo che suona per tutta la salita la sinfonia del 39-25, mentre il resto della truppa procede più agevolmente con le guarniture compatte. Ancora più a loro agile agio sono nelle retrovie Alessandro e Giorgio, che grazie alle rapportature delle loro MTB, non conoscono difficoltà particolari anche sulle pendenze più accentuate.

Ricompattamento del gruppo sulla Sdruzzinà

Vi risparmio la cronaca della salita: sapete più o meno di cosa sto parlando, per cui la quota di mille metri sul livello del mare arriva abbastanza presto, ma che fatica col 34/26 che pare proprio un rapportone!

Ormai arrivati al pezzo finale, cioè ad un chilometro dall'abitato di Sega di Ala, siamo più che mai sgranati: davanti sempre Andreis ed il Bontempo, a seguire l'Orlando e Pasetto, con quest'ultimo che si ferma a riempire la borraccia alla fontana di Sega, seguo io ultimo tra gli stradisti e a seguire un ruspante Giorgio sempre a vista, mentre Pisani tribola un po' più di tutti con la sua 29er.

Il Pianista suona la sinfonia n.39-25Io sto bene e, superato l'abitato di Sega di Ala, mi ritrovo ancora col miocardio che spinge molto bene e torna a conoscere ancora frequenze oltre i 170 bpm, tanto che rientro praticamente sui primi, anche se fino alla sella di Passo Fittanze vengo scortato dal mio fido gregario Paolo e a ruota anche il Signore delle Antenne, in zona a provare con l'altro Andreis la Lessinia Bike.

Passo Fittanze è conquistato in un'ora e 20 minuti, così ci scappa Cocacola per tutti, mentre per i tortini di mele esercito un'azione imperiosa: rinuncio a mangiarlo, ma ne faccio mettere da parte tre per il pomeriggio, quando verrò su nuovamente in macchina con Elisa ed i bambini.

Aspettiamo un po' preoccupati i due biker con le 29, che si erano fermati a fare il "pieno" a Sega di Ala, ma quando li vediamo arrivare al monumento sul passo, siamo più tranquilli. Da lì in poi è un sciogliete le righe, col Cesco Pedron che carica sul furgone oltre alla sua MTB, anche la bici dell'Andreis, l'Orlando sente invece il richiamo dell'alpeggio e ci saluta, mentre il Pisani opta per scendere a casa passando per Bosco.

Siamo invece io, Simone e Giorgio Ganassa a scendere nella calura della Bassa Valpantena per la via più breve, cioè via Erbezzo e Bellori, portando a casa 94 km totali.

Non è che morissi dalla voglia di farla la Sdruzzinà, certo prima di sabato l'unica volta che l'avevo fatta, era nel 2007 ed in MTB, così valeva la pena "provarla" anche con la bici da strada, anzi con una superleggera come la mia. Per carità, la Sdruzzinà, fatta con una bici da meno di 7 kg ed un ultimo rapporto da 34-26, è qualcosa di fattibile ed abbordabile a tanti: "va ben, son contento, te sì sta brao"; penso che rimarrà ancora lì per un po' nel suo angolino in Valdadige all'ombra del Corno d'Aquilio.