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Oggi test della Conca d'Oro
Di Marco Tenuti (del 02/05/2008 @ 18:30:14, in MTB, linkato 1420 volte)

Test della Conca d'OroMica tanto a piombo per l'orario della sveglia, oggi io e il Radu siamo andati a provare la Marathon della Conca d'Oro, visto che entrambi non l'abbiamo mai fatta e non è certo il caso di prendere sotto gamba certe gare. L'appuntamento è alle 6.30 a Verona Est, dove carichiamo l'ammiraglia e ci avviamo verso la Valsabbia.

Appena giunti a Odolo, la temperatura dell'aria non è delle migliori, ma il sole promette bene e optiamo per l'abbigliamento estivo con manicotti, tanto per tenere via la bruma... Il sottoscritto decide che, invece di spendere un sacco di euri di carbonio e leghe leggere, forse è il caso di alleggerire alla grande il mezzo in un altro modo...

Dopo i primi chilometri di falso piano su asfalto, ci avviamo sulla prima salitella del Marathon, che ci sorprende subito per difficoltà, sia per la pendenza, ma soprattutto per il fondo decisamente mosso: se la comissia subito cosita, come gheto in mente che el sia el resto? Non ci resta che stringere i denti e tirare avanti. E' però un'infinità di divertenti single track a farci cambiare subito idea sulla qualità della gara... Il sottobosco è però estremamente sporco e qua e là è tutto un insieme di rigagnoli che portano acqua a valle e le nostre splendide bici si imbrattano di fango dopo i primi chilometri.

Passaggio in fianco al SabbioE' il passaggio a fianco del Chiese, roba da padellone, a far entusiasmare il Radu, che si mette subito a menare il 44 e a darci dentro. La foto di rito ci scappa, per la gioia del Pezzo e compagnia. Arrivati a Sabbio Chiese, sbagliamo per qualche centinaio di metri a seguire le insegne della gara, ma ci imbattiamo nel barbiere del paese, il quale ci invita ad entrare in negozio e comincia a raccontarci di gran fondo, atleti dilettanti e non, del fatto che anche lui fa parte dell'organizzazione della gara. Ci mostra le magliette affisse in vetrina e a momenti si mette a fare barba, capelli e ceretta al Radu, che invesse el comissia a tontonar perché lui vuol fare strada.

Ci congediamo dal barbiere e torniamo sui nostri passi. Superiamo il paese di Piazza, dove comincia di fatto il percorso permanente della MTB Conca d'Oro e ci lasciamo presto alle spalle il cartello del santuario della Madonna del Visello - e chi l'ha visto il santuario? - così come il paese di Gazzane.

I brividi però arrivano per la coppia imperterrita poco prima dell'abitato di Bione, dove la potenza del Radu segna la morte prematura della sua sella, di soli 4 mesi: "Gliele canto io a Tagliaro oggi pomeriggio! Mi trovato bene con 'sta sella, ma si vede che è troppo fragile per il mio vigore". Scoraggiati un attimo per temere di dover abbandonare anticipatamente l'impresa, il Radu sentenzia imperiosamente: "Io il Bertone lo voglio vedere!". Il sottoscritto non può fare altro che assecondarlo e giù un altro dente.

Anche il Marcante posa sul SabbioLe emozioni però non finiscono quando il Radu urla a gran voce: "Occhio occhio!". Io stavo macinando il mio passettino col 32-28 e mi chiedo cos'abbia il Radu da gridare e mi accorgo tutto ad un tratto dell'enorme biscia che mi sta attraversando davanti. Non mi rimane altro che passarci sopra! A vista guardo il rettile - el me pareva un angio - e i tiri che el fa e, nonostante il peso dei miei tubeless, vedo che non si erge verso le mie gambe, ma che più o meno indenne riesce ad attraversare la mulattiera ed io farla franca. Era la prima volta che mi succedeva una cosa del genere! 

Dopo aver portato fuori anche questo rischio, arriviamo al cimitero di Bione, dove un manipolo di ciclisti del gruppo sportivo di Soprazzocco arrancano alla pendenza della strada. Li salutiamo e loro ci rispondono con un "Ciao, gnari". Noi mentalmente controbattiamo con un lombardo "Figa!" e amici come prima.

Da Bione proseguiamo la nostra ascesa e poi giù di nuovo ad Agnosine, dove entriamo in centro storico per concederci una piccola pausa. Alla vista del primo bar, appoggiamo le bici e mettiamo il naso dentro per la pausa caffé. Subito io e lo Zumerle ci guardiamo più o meno attoniti e col colpo d'occhio ci lusinghiamo per la scelta casuale del bar, dove le sorelle sono a detta del mio compagno entrambe all'altezza del compito, mentre io dissento fortemente, parché quella alle macchinette del Lotto la me parea un toco piassé figa. Il Radu intanto para giù una bustina di zucchero scìeta, tipo ciucciotto, e quando usciamo il campanile suona mezzogiorno, solo ci manca ancora il Bertone...

L'ascesa sullo sterrato molto smosso, ma non troppo ripido, ci fa arrivare abbastanza presto alla frazione di Casale e poco sopra è la volta di mettere il padellino per la salita del Bertone. Il cartello con le indicazioni di pendenza media, pendenza massima e distanza ci invitano a far partire il cronometro. Andiamo su con un ritmo assolutamente turistico, considerata la missione di ricognizione e teniamo sotto controllo il battito. Il Bertone da questo lato si può tradurre in due pezzi cementati ripidi, in cui bisogna stare coricati avanti, senza però perdere il carico sulla ruota posteriore. Arriviamo in cima abbastanza rapidamente e il Radu mi informa che la nostra ascesa è durata poco più di 11 minuti.

Il Radu lascia felice la donzellaLa discesa dall'altro lato del Bertone è velocissima e ci imbattiamo in una gentil donzella in fuseaux - par ci no capisse l'era in fusò - che ci vede e ci chiede subito dove stiamo andando di bello. Con la scusa di annusare la puzza di freni delle nuove pastiglie dal Radu, lo invito a sostare: l'amica, tutta lusingata, vuol sapere del più e del meno e ci chiede se vogliamo entrare dentro in casa, gnanca ghe fusse pronte le papparele. Il Radu mi guarda, io acconsento e la visitina è concessa. A me viene in mente che sono sposato, pertanto mi limito a farmi riempire la borraccia e cerchiamo di congedarci. La pulzella lombarda lancia l'ultima frecciatina con un "Che gambe muscolose che avete!". Non sappiamo più come fare a svincolarci: torniamo in sella - il Radu con qualche difficoltà vista la sella malconcia - e diamo due pedalate al padellone e via...

Poco sotto ci fermiamo nuovamente nella contrada per altre foto di rito. Da lì in poi crediamo che la musica sia finita, visto che il Bertone è andato e pensiamo tra di noi che le fatiche siano finite, ma i 10 km che mancano ad Odolo, non sono certo tutta discesa. Ci sono una quantità di denti e falsopiani, che ci mollano delle rasoiate sulle gambe, di cui faremmo bene evitare, ma ci tocca e quindi avanti tutta. Il Radu ogni tanto riprende tono e vigore e si mette a menare di gusto e io non mi faccio certo pregare di stargli dietro. Ad un certo punto ci imbattiamo nel gruppo di Soprazzocco, che ha pensato di tagliare il pezzo del Bertone, perché a detta loro "non piace". Noi sorridiamo, capiamo e allunghiamo...

Appena superata la coppia davanti al gruppo, mi concedo una caduta nel fango più viscido, ma come un bambino mi alzo e cerco di riprendere subito la scia del Radu. Da lì in poi l'arrivo ad Odolo è una spadellata in salita su asfalto per un chilometro o due e l'arrivo al parcheggio conclude la nostra scampagnata.

Qualche lieve differenza tra le distanze segnate dai nostri ciclocomputer, ci dicono comunque di aver fatto 60 km, circa 1800 metri di dislivello e che i nostri cuoricini - il mio e quello del Radu - battono assieme all'unisono, nel senso di frequenze cardiache massime, ma anche le frequenze segnate su parecchie salite!

Una doccetta fatta con la tanichetta consente di metterci in strada in condizioni decenti e all'Autogrill devo fare le mie per convincere il socio a prendere il Menù Perfetto e lasciar perdere le sue tentazioni di gola, con varie cioccolate, biscottini ed ememens. Immagino che a quest'ora abbia però ormai fatto fuori il bussolotto di yogurt da 1 litro dell'Eurospin...

A me non rimane altro che andarmi a fare una tartina alla senape, perché la maionese sarebbe anche più buona, ma son troppe calorie...