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Ciaspole o bici per raggiungere Sega?
Di Marco Tenuti (del 28/04/2013 @ 23:40:02, in MTB, linkato 1169 volte)

Mentre tutta la "Verona Biker" oggi era in quel di San Giovanni Ilarione a correre l'undicesima edizione della Granfondo del Durello, per me mattinata d'ordinanza con la famiglia alla santa messa domenicale ad Alcenago.

Il nullaosta per uscire in bici scatta però nel pomeriggio, così, dopo aver dedicato parte del sabato a pulire entrambe le mountain bike, oggi non era il caso di scomodarle e di continuare a sporcarsi con la BDC.

Dopo essermi accordato con Enrico per la risalita verso Alcenago, prende forma nella mia testa il giro di oggi. In totale libertà arriviamo ad Alcenago dai miei giusto per un caffè e poi di nuovo in sella.

Dalla Chiesa di Alcenago a Fiamene prendo per la prima volta il tempo, andando su con un ritmo relativamente blando, ma il tempo fissato dal cronometro è sufficiente a far riaffiorare ricordi lontani almeno una decina di anni, se non quasi due decine di anni. Ricordo vagamente che il cronometro si fermava dopo 21-22 minuti, mentre oggi sono passati "solo" 19'20", per il confronto è assolutamente impari: oggi sono in sella ad una superleggera e con una buona gamba, mentre ormai vent'anni fa ero in sella al Chesinone, cancello rigido di quasi 16 chili e la mia gamba non era certo forte come ora.

Cartello di Col di Pealda Bassa sommerso dalla neve

Continua pertanto l'ascesa verso il GPM di Fiamene, giù all'incrocio sopra l'abitato di Fane e poi passo agile in direzione Crosa di Schioppo, Corrubbio e Verdevalle. Anche il lungo tratto che porta dal Pontarol a Sant'Anna d'Alfaedo se ne va sempre al ritmo medioalto, ma è già ora di scendere a Fiamene che quasi non sento la catena.

Il tempo di mandare un SMS, di leggere quello dei reduci di guerra della Valdalpone e poi alzo la cornetta per sentire cosa dice la truppa della Valpantena, mentre scorre il cartello di Martellengo e punto diritto verso contrada Tommasi, con in lontananza un biker in MTB, che riprendo dopo un paio di minuti fermo a chiaccherare con un abitante della zona.

In barba alle due ordinanze, la prima che impedisce a tutti i veicoli di salire per la strada provinciale SP12 fino al 30 aprile, la seconda che impedisce - ancora chissà per quanto - ai velocipedi di percorrere tutto il tratto intermedio fino alla fine del bosco, tengo il 34/23 e supero i macigni posizionati in mezzo alla strada.

Tutto il tratto cementato è decisamente sporco, a causa dell'assenza di traffico, ma con un minimo di attenzione se ne vanno i due tornanti ed è la volta della parte relativamente più ripida, dove mi fermo a fotografare i primi cumuli di neve ancora in via di scioglimento.

Col di Pealda Bassa impraticabile con la BDC

Solo che salendo la neve è sempre più consistente e tutta la striscia stradale è quantomeno bagnata se non addirittura ricoperta completamente di neve. Finito il bosco mi ritrovo prima a guadare almeno cinque centimetri di acqua corrente e quasi in cima mi tocca pure pestare a piedi sulla neve, per riuscire a superare le difficoltà via via crescenti.

In cima al Col di Pealda Bassa devo percorrere quasi una decina di metri a mo' di ciclocross belga nella neve per conquistare la discesa trentina. Chiedo ad una coppia di anziani veronesi che stavano facendo manovra della possibilità di scendere per la direttissima verso Sega di Ala e mi assicurano che non c'è alcun problema, tanto che mi precedono di qualche centinaio di metri.

Caduta libera nella frazione trentina e subito mi viene in mente la Lessinia Bike, così vado a girarmi al Villaggio San Michele. La conca erbosa che ospita la gara di Ala è tutta fiorita e più che mai verde e rigogliosa, con la neve che si vede ancora qua e là a lato della strada.

Mi giro e torno sui miei passi pronto a risalire verso Passo Fittanze, solo che un nuvolone minaccioso comincia a rilasciare qualche goccia pesante e già temo per il mio rientro in terra veronese, tanto che taglio il traguardo della tappa finale del Giro del Trentino 2013 ad una velocità doppia a quella di Nibali, tanto che la pioggia rimane basita e smette subito.

Ascesa verso Sega di Ala

La temperatura e l'aria non sono delle più ideali per arrivare a Passo Fittanze: in quota il Polar dice +12°C. Vorrei pure chiamare la mamma per dirle "Ciao quanto mi diverto", ma il cellulare non piglia, così indosso i manicotti coi colori del team e sopra pure l'antivento Sudtirol, pronto a spararmi la discesa verso Erbezzo. La strada è già segnata: per un attimo penso al fatto di ritornare ad ovest verso Sant'Anna d'Alfaedo, ma voglio godermi lo shock finale da Stallavena ad Alcenago.

Nella cittadina lessina non è che la temperatura sia tanto più alta, 13°C, mentre a Cappella Fasani siamo a 15°C, ma la discesa è senza dubbio una delle più belle dell'intero arco veronese ed al Corso di Grezzana sfilo già l'antivento perché a Lugo la temperatura è già di 22°C.

Bacheca del CAI di Ala

Da Bellori fino a Stallavena si comincia a menare di buona lena, ma le gambe cominciano ad essere un po' vuote, rispetto ai tempi migliori, ma bisogna un po' accontentarsi, perché l'età avanza e la preparazione è quella che è, nonostante qualche interessante performance degli ultimi tempi. La performance che conta più di tutte è quella della resistenza sulla distanza, tanto che a Stallavena saluto con la mano il Ledri, che indossa la sua inseparabile maglia mezza stagione Trek dello scorso millennio e giro a destra per tornare ad Alcenago.

Questa ascesa finale devo cominciare a farmela piacere, perché tra qualche anno sarà il leitmotiv di tanti giri, più o meno come il Papataso a chiudere su via Pontesello a fine giro. Penso che in futuro mi inventerò sempre più giri che cercheranno di chiudere passando per Fiamene, ma tanti altri giri mi vedranno "soccombere" proveniendo dalla Valpantena, ma il motto recita "Eto voluo la bicicletta? Adesso pedala".

La cosa bella è che concludo con un piccolo vassoio di torte e tè caldo, in questa strana domenica di fine aprile. I chilometri finali sono 66, per un totale di 1655 metri di dislivello, ma aver pestato in solitario la neve in BDC sul Col di Pealda Bassa mi ha fatto sentire un po' il prof alla conquista di uno Stelvio o di un Gavia con le frange di tifosi e di neve fresata ai lati della strada.

La prossima volta si punta in compagnia al tortino, ricordando che la baita è aperta il sabato e la domenica dalle 9.00 alle 18.00...